L’eroe della storia sei tu. Amati!
- Palmina Zurlo
- 27 gen
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 5 mar

Prima di iniziare a raccontarvi come ho imparato ad amarmi, forse dobbiamo soffermarci sul perché non ho mai iniziato a farlo.
Vi sto per raccontare uno dei ricordi più difficili della mia vita.Ho fatto davvero tanta fatica ad elaborare il mio passato, ed è stato difficile arrivare fin qui, essere la donna serena e realizzata che volevo diventare, ma ho attraversato l’inferno prima di imparare ad esserlo.
In questo ricordo ho quattro anni ed è una mattina delle tante, dentro di me sento una strana sensazione.
Mi alzo dal letto e scendo frettolosamente le scale chiamando mia madre, ma nessuna risposta. Mi dirigo verso la cucina e noto che il sugo è ancora sul fuoco e i bordi sono bruciati: “che odore sgradevole!”
Dopo aver spento il fornello, sento un urlo straziante e agghiacciante provenire oltre la porta della cucina. Non dimenticherò mai quel suono.
Ho paura ad aprire quella porta, mi viene da vomitare.Aperta la porta, rimango pietrificata. Vedo mio padre che ha le mani attorno al collo di mia madre che invano tenta di difendersi.
Lei è così minuta e indifesa, lui le sta impedendo qualsiasi mossa per proteggersi.Continua a darle dei forti pugni e schiaffi sul viso che le provocano sanguinamento.Mentre stringo il mio orsacchiotto osservo la pozza di sangue per terra. Credo che lei stia morendo o quasi.
Il mio cuore batte così forte, sento che sta per uscire dal petto e la nausea diventa sempre più persistente. I miei piedi sono incollati al pavimento, non riesco a muovermi.
Chiudo gli occhi perché sono convinta che sia solo un incubo, appena li riapro vedo che il sangue si allarga sempre di più e mia madre piange disperatamente, sembra una bambina indifesa.
Il sugo, il sangue e le rose rosse del giardino sono le uniche tre cose che vedo. È tutto così rosso.
In pochi secondi decido di spingere mio padre, ma sono così minuscola confronto a lui, la lotta è sproporzionata. Una bambina di circa quattordici chili contro un Ciclope che ne pesa almeno cento. Gli mordo la gamba con tutte le mie forze da riuscire adarle il tempo di liberarsi e scappare.
Lui prontamente mi tira un calcio sullo stomaco ed esclama: “È solo colpa tua. Se tu non fossi mai esistita, noi tutti saremmo ancora felici! Maledetta!”
Quella frase mi colpì così tanto che da quel giorno iniziai a crederci davvero. Una cosa era certa, la mia vita da quel giorno cambiò completamente.
Le violenze continuarono, per anni, ma non voglio soffermarmi su questo tema.Cresco, divento un adolescente con il terrore del contatto fisico. Ho paura a fidarmi, ma ci provo.
Inizio ad avere le prime amicizie e tutte finiscono sempre allo stesso modo. Loro che mi usano, tradiscono o che scopro che le loro intenzioni non erano mai state buone.Ma non voglio essere vista come la “povera ragazza” che viene trattata male da tutti, ero io che mi circondavo di persone che non potevano darmi l’affetto e l’amore di cui avevo bisogno. Volevo talmente tanto farmi voler bene che dicevo sì a tutti, erosempre disponibile e non mettevo mai me al primo posto. Ero attratta sempre da persone che non erano disposte a essere felici per me, persone tormentate e arrabbiate con la vita, a volte anche per niente.
Avevo la sindrome della crocerossina: io ti salvo, così sono sicura che tu non mi abbandoni e non mi farai del male.
Questo era il meccanismo che agiva nella mia testa fino al 2019 finché non ho chiuso con una persona tossica: il mio ex fidanzato.
È stato il mio primo amore, la persona che più ho amato nella mia vita ed ero così cieca.
Non credeva in me o nei miei sogni e io gli chiedevo sempre il motivo.
Le sue risposte erano sempre vaghe oppure diceva che era troppo stanco per parlare di queste cose.
Mi mancava di rispetto, mi faceva piangere così tante volte che penso di aver più pianto che riso con lui.
Perché sono rimasta così tanto in questa relazione?
Perché subito dopo mi riempiva di affetto e regali, nella mia testa c’era solo confusione, ma ero certa che quello fosse amore: tu che mi fai del male e poi rimedi.
Come potevo conoscere l’Amore?
Una sera scattò in me qualcosa. Finalmente avevo capito che dovevo smetterla di farmi rovinare la vita dagli altri.
Quando mio padre mi diceva ogni singolo giorno che non sarei dovuta nascere e che era colpa mia, ci credevo.
Ero davvero convinta che la mia esistenza fosse inutile, e come fai a crescere in un contesto del genere ed uscire piena di Luce? Era un miracolo e continuavo ad incontrare persone che volevano distruggermi perché io NON MI AMAVO.Non conoscevo altri modi per amare gli altri se non annullarmi per loro.
Per questo continuo a ribadire che è necessario amarvi.
Oggi, il mio dolore è diventato benzina per andare avanti perché so quanto sia difficile sopravvivere in questo mondo.
Avrei voluto avere anche io un’infanzia, un’adolescenza o qualsiasi cosa comprendesse essere una bambina, ma non è stato così. Cosa avrei dovuto fare?Piangermi addosso e lamentarmi? Non sono così, ma soprattutto non serve a nulla.Voglio vivere al meglio questa vita perché ne abbiamo una soltanto.
Dopo averlo lasciato, ho sofferto parecchio in quei mesi, ma più che per lui, per me stessa. Per il poco amore che mi ero data e per come mi ero fatta trattare.
Ora arriva la parte bella… come ho iniziato ad amarmi.
Ho ripreso in mano la mia vita, ho segnato sulle note del mio telefono tutti i sogni che avevo accantonato in quegli anni e ho iniziato a mettere giù un piano per realizzarli.
Nel mio lavoro ho avuto una crescita esponenziale.
Avevo il timore che non sarei più stata in grado di amare qualcun altro. Ero convinta fosse una punizione dell’universo, invece la fine di quella relazione è stata una benedizione perché solo dopo tutto questo, ho davvero capito che cosa meritavo.Non potevo saperlo finché non ho visto cosa NON volevo più nella mia vita.So che sembra scontato non volere un amore tossico, ma io non conoscevo l’amore.Non sapevo minimamente cosa fosse, nessuno me l’aveva mai insegnato. Sapevo soltanto che non volevo la stessa dannata vita.
Oggi sono una persona che non si girerebbe dall’altra parte se dovesse vedere qualcuno in difficoltà, perché io stessa sono stata abbandonata da tutti quando più ne avevo bisogno.
Ed è per questo che continuo a scrivere: per voi.
Perché so quanto sia difficile affrontare questo mondo quando succedono determinate cose, ma vedete io sono qui. Sono guarita, ma non solo. Sto vivendo la vita che amo, sono la persona che volevo diventare e continuo ad avere sogni. Voi dovete fare altrettanto per voi stessi perché un passato difficile non vi deve impedire di avere un futuro meraviglioso.
Il mio ego era davvero convinto di poter salvare il mio ex, ma ragazzi noi non possiamo salvare nessuno. Possiamo aiutare e porgere la nostra mano, ma se cercate di salvare qualcuno che non vuole farsi aiutare, quella persona vi farà affondare.Da quell’anno non restai più in quei rapporti che mi toglievano più energie di quelle che mi davano. Non volevo più accanto a me persone negative, lamentose e ingrate nei confronti della vita.
Le famose relazioni win-lose, ovvero io do 100 per avere in cambio 10 non sono rapporti sani e non è questione di “tornaconto”, noi siamo fatti di energia non possiamo disperderla ovunque.
È stato doloroso fare certi tagli, ma sono stati inevitabili.
Quando sono “rinata”, alcune persone che credevo amici hanno iniziato a trattarmi male perché volevano, anche loro, che anch’io io fossi infelice. O almeno, volevano che io continuassi a essere a loro disposizione senza mai mettere me al primo posto, come facevo prima (sbagliando).
Mentre altri, mi volevano diversa da quella che ero diventata. Ero maturata, ma questa parte di me non andava bene a chi voleva solo la Palmi fragile.
Questo è stato il primo passo per volermi bene: capire chi poteva restarmi accanto e chi invece dovevo allontanare per il mio benessere.
Ho iniziato a dire NO, quando volevo fare qualcos’altro perché non dovevo più fare le cose per rendere felici gli altri, ma dovevo farlo solo ed esclusivamente dopo essermi ascoltata.
Ho scritto su un foglio tutte le volte in cui mi sono sentita forte e sono riuscita a superare determinate cose che credevo impossibili.
Ho iniziato ad amare i miei difetti che non mi piace chiamare tali, ma limiti, e ho lavorato su quelli che potevano essere un ostacolo.
Ho continuato a fare un percorso su me stessa con la psicologa che è riuscita a scavare a fondo per portare a galla tutti i miei demoni per poterli affrontare e farci pace.
Ho iniziato a vedere la solitudine come un momento per conoscermi sempre di più e non come qualcosa di negativo.
Passiamo una vita ad usare energie, tempo e soldi per gli altri. Perché non farlo per te stesso-a?
Ma soprattutto ho imparato a parlare di me con un’accezione positiva.
Non dicevo più frasi auto giudicanti o qualcosa che potesse farmi sentire inferiore, ma risaltavo a me stessa tutti i traguardi e i successi che ero riuscita a raggiungere. Accettavo i miei errori e ho imparato da essi.
Mi sono perdonata per tutte le volte in cui mi sono arrabbiata con me stessa, in cui ho sbagliato o mi sono sentita in colpa.
Iniziai a comprendere tutte le persone che mi avevano fatto del male e oggi li guardo con compassione, perché sono sicura che se fai così tanto male è perché stai soffrendo. Ragazzi, provare pena non significa farsi trascinare dai loro demoni, ma soprattutto non è giustificabile.
Se avete sofferto, usate quel dolore in energia positiva per aiutare gli altri, ma soprattutto voi stessi.
Mio padre ne ha fatte tante, mi ha rovinato la vita e ci sono così tante cose da raccontare che non finirei più, ma ciò che è importante sottolineare è il momento in cui lui stava per morire. Avevo solo 18 anni e io ero l’unica persona presente quandoemise l’ultimo respiro.
L’ultima cosa che gli dissi prima che morisse è stata: “ti perdono”.
Sai perché?
Perché non volevo più portarmi il peso dell’odio nei suoi confronti. Meritavo di lasciarlo andare, ma soprattutto non volevo più permettergli di rovinarmi la vita. Lui, la sua, se le è rovinata con le sue stesse mani, io non intendevo seguire lo stesso destino.
Ammetto che i mesi successivi alla sua morte sono stati difficili. Ho avuto tutte le conseguenze psicologiche di tutti i traumi che avevo subito, ma poi ho chiesto aiuto a un terapeuta.
Dopo un lungo percorso di guarigione, sono riuscita a elaborare tutti i miei traumi.Oggi, sono grata ogni giorno della mia vita perché mi ha reso la persona che volevo diventare, ma soprattutto sono grata di quello che ho. Perché quando impari ad amare le piccole cose, allora la vita ti regalerà cose grandiose.
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